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LE TERME: I BAGNI DI POZZUOLI L’area dei Campi Flegrei, essendo di origine vulcanica, presenta fenomeni naturali come l’emissione di vapori endogeni (fumarole) e sorgenti idrominerali che hanno favorito da sempre la diffusione di complessi termali. Numerosi sono i resti di queste strutture a Pozzuoli, intorno al lago d’Averno e a Baia, ma anche ad Agnano, nel cratere degli Astroni e a Bagnoli e di alcune sono state ritrovate parti di origine greca a dimostrazione di quanto fosse antica la pratica di sfruttare le dette risorse. I romani, intorno a queste fonti di utilità, costruirono grandi edifici mirati a valorizzare l’uso delle benefiche proprietà delle acque e dei sudatori, frequentati indistintamente da uomini e donne e tra questi imperatori, nobili, poeti, storici e filosofi. I bagni termali continuarono per tutto il medioevo ad essere pratica importante e salutare, ancora in un poema latino del XIII secolo “De balneis Terrae Laboris” si indicano trentacinque bagni termali, sicuramente non tutti stando ai ritrovamenti successivi. Di tutte queste terme oggi resta poco o nulla, di alcuni solo le sorgenti e di altri i ruderi. Infatti, questi complessi cominciarono nel tempo a decadere anche se risulta che Federico II avendo trovato giovamento attraverso l’utilizzo di questi bagni li riportò in auge. La fine di questi edifici fu dovuta alla distruzione generata dall’eruzione di Monte Nuovo che in una sola notte sconvolse l’area a ridosso del lago di Lucrino, che solo in quella zona ospitava otto edifici termali, anche se ancora nel XIV secolo, si raccontava che a distruggere le terme furono i medici della scuola di Salerno, ingelositi dalle proprietà terapeutiche di acque, vapori e sudatori. Don Pietro d’Aragona viceré di Carlo II di Spagna, nel XVII secolo decise di recuperare i bagni termali, affidando il compito al medico Sebastiano Bortolo che ritrovò numerose sorgenti e di ognuna per volere del viceré, furono indicati nome, sito e proprietà terapeutiche. Una di queste iscrizioni si trovava sopra i cosiddetti sudatori di Tritoli, note come Le stufe di Nerone. In origine l’area termale consisteva nei sudationes, cavità scavate nella roccia a contatto diretto con il calore proveniente dalla roccia stessa e/o da sorgenti calde poste in prossimità, dove si effettuavano i bagni di sudore. In seguito, intorno ovvero a ridosso di queste cavità vennero aggiunti nuovi ambienti destinati ad implementare il percorso termale e a renderli più funzionali e confortevoli. L’importanza dei bagni termali è testimoniata anche dal fatto che a questa pratica è stata dedicato il primo tentativo di letteratura in volgare napoletano (I Bagni di Pozzuoli) tradotto da un testo in latino (De balneis puteolanis). Si riportano di seguito qualche passo del poemetto divulgativo:
CAMPI FLEGREI - VISITE GUIDATE
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